blog n°001 La nostra nuova Rubrica- Parlare…Parole …per dedicare “un nostro spazio” anche alla riflessione

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L’assoluto dare

La poesia deve essere e restare libera, deve dare e non prendere.

Deve dare e non chiedere.

Ma cosa deve dare o deve avere la poesia?

La pazienza del leone che aspetta sotto il sole.

Si, la pazienza del leone . Il senso dell’attesa. E il lampo del giaguaro. E la polvere sulle ali della farfalla. Lo dicevamo quest’estate con Filippo La Porta, lo scrivevamo su left. Ma, del leone, anche la fierezza, la sua nobiltà. L’assoluto. La poesia non si china, è regina. E come una regina sa servire. E sparire. Non arriva se non invitata, desiderata. Bisogna farle posto, bisogna fare piano. E anche si deve saper sopportare tutta quella libertà, quel movimento nel vento a sovvertire., mettere il mondo a soqquadro e riconoscerlo da altra calibratura di sguardo. Vederlo di lato e altra luce. Le rivoluzioni quotidiane i cambi di passo. L’inaspettato. Quel che non avevamo colto, l’insospettato. E da quel momento accolto, nominato. Evidente. Quel cambiare le cose così, perché era giunto il momento, e avvicinarle come si accostano due parole irriducibili e sentire che prendono senso, che diventano qualcosa che prima non esisteva. E finalmente dirle, esse che erano rimaste nascoste e incelebrate da sempre. Ecco la poesia. Gran turbamento, gran giro d’aria. Gran movimento a dare e non a chiedere. Ovvio. La poesia è assoluto dare senza dare risposta, si risolve tutta in quell’onda . O suggerisce risposte a domande non ancora pronunciate. E non chiede e non si chiede. Come l’amore. E come l’amore non si chiama neppure quando si aspetta. Si aspetta e basta. Ci si fida che arrivi. Che non ci lasci. Che ci porti dove non siamo stati. Ci si fida del ritmo, anche se sul momento non comprendiamo. Ci si fida di quell’oscuro , dentro il quale non ci perdiamo. Nel quale perfettamente ci orientiamo. Ci si fida di quella mano.  Di quel raccoglierci che ci tiene perfettamente in mano. E ci si fida anche di quella gioia che non consiste eppure esiste, e resiste, è lì più vera di ogni cosa vera e tiene tutto insieme. Quella gioia che si promette e si pretende e si va a prendere alla fine del foglio come alla fine del mondo, quando si finisce di tormentare i fogli o quando arriva di colpo e ci si ferma con la macchina o si scrive per strada sulla busta della spesa col rossetto. Eccola, è lì,. Ci aspetta anche lei, con la stessa pazienza ci aspetta da sempre, si fida che riconosciamo, noi che da sempre l’aspettavamo. francescamerloni@gmail.com

Noi non siamo come tutte quelle cose
che nascono già doppie a coppie, a paia
come le scarpe che non sono senza l’altra.
Noi due assomigliamo a tutto quello
che il tempo fa giocare col destino.
Quando l’ultima tazzina ancora sana
e il piattino comprato chissà dove
arrivano uno sull’altro
nella strana inseparabile perfetta
abitudine che li mette insieme.
Ma tutti i cocci, le rotture mancate
i traslochi, le mani dei bambini
alla fine non esistono più
loro stanno nel cuore di ogni giorno.
Bellezza inimitabile e bizzarra
di tutte le coppie imprevedibili
che non assomigliano a nessuna cosa
pensata semplicemente insieme.
Come si svela un giorno dopo l’altro
il senso di ogni cosa perduta
nel colpo da maestro che decide
la perfezione inaspettata che rimane.Isabella Leardini, senza titolo, da Una stagione d’aria, 2013. La poesia in apertura è di Roberto Roversi L

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